CALL FOR PAPERS
The issue n. 63 of
Semicerchio. Rivista di poesia comparata,
edited by Michela Landi with Sara Svolacchia, will be dedicated to
The Guests of Chance: hodeporic poetry /
Les hôtes du hasard: la poésie hodéporique /
Gli ospiti del caso: la poesia odeporica
By using Wordsworth’s well-known formula, “The Guests of Chance”, this issue wants to explore the image of the “passage” in the backdrop of its multiple aspects and in connection with the concrete experience of the “step” The “step” as a single unit of movement can be, in fact, articulated in mental schemes and, more broadly, it can provide the structure of cultural representations. Also known as “poésie viatique” (“viatic poetry”), odeporic poetry primarily implies the experience of space, be it direct (through travel on foot) or mediated by the means of transport.
Our main goal is to study the ‘passage’ both from the procedural (rhythmic-prosodic) aspect and as a thematization of the process itself through the different forms and figures that the experience of movement takes in the text.
While in the Greek-Latin and Judeo-Christian traditions we finds metaphors relating to the ‘transfer’ of meaning, besides a whole genre of travel poetry, and while in the Middle Ages the concept of travel (and writing about it) was a correlative of an interior and religious experience, among the Humanists, instead, the intellectual aurea that the odeporic theme had acquired through its diffusion gave way to a ‘classic’ society which placed values on forms of permanence and stability.
With the secular eighteenth century travelling acquired again, also in prose writings, the meaning of ‘advancement’ and ‘progress’ in one’s formation. Romanticism, on the contrary, resumed a certain medieval “viatic” mysticism through the figure of the Wanderer by associating it with an open poematic form. This preceded the advent of free verse, a trend whose objective was to free poetry from metrical norms in order to recover that rhythmic-pneumatic component inscribed in natural speech. Authors with a formalist vocation, instead, saw in the closed form the necessary experience of the limit, the only means to make a writer aware of the movement of the body and of thinking. Stumbling on metrics, would become for them the expression of a poetics which was dysfunctional and critical at the same time.
When with modernity the means of transport became paramount, moving on foot took on an unprecedented significance. If the physiologist Balzac reclaimed, with his theory of the step (Théorie de la démarche, 1833), his authorship over ‘urban’ science, the practice of flânerie (that was spreading in conjunction with the industrial development), was a reply to the controversy on the subtraction of subjective time and to the homorhythmic law of production (Barthes).
It is at the beginning of the twentieth century – with the glorification of speed and cars – that, looking backward to Whitman’s lesson, a variant of odeporic poetry known as “pedestrian poetry” (“poésie déambulatoire”) developed, according to the definition of S. Bernard. Although it did not exclude other modes of movement, it enhanced pedestrian activity associating it with free verse, often deprived of punctuation.
In recent times, the need for an harmonious interaction between the subject and the environment has become evident in the widespread practices of performative readings, mostly influenced by the theatre of Artaud. The American poet Charles Olson, for one, in the 1950s-1970s became the new advocate for an energetic theory of poetry, (his «projective verse») based on the writer’s breath as the measure for the writing and the reading of the text. And in Italy, today, Italo Testa’s “wayfaring thoughts” propose a “poetics of walking” through performative occasions such as the “PassoParola” Festival.
Here are some points for investigation:
1) Odeporic poetry: from classicism to ambulatory poetry
2) Symmetries and acronyms: step and meter in viatic poetry
3) Epiphanies of chance in urban poetic flânerie
Abstracts shall be submitted to semicerchiorpc@libero.it by 30 June. Selection by 15/7. Contributes (not exceeding 30,000 chars) have to be sent by 30/9 in English, French, German, Italian, Spanish.
***
Il numero 62 della Rivista di Poesia comparata «Semicerchio»,
a cura di Michela Landi con la collaborazione di Sara Svolacchia, sarà dedicato al tema:
The Guests of Chance: hodeporic poetry
Les hôtes du hasard: la poésie hodéporique
Gli ospiti del caso: la poesia odeporica
Con una formula di Wordsworth il volume si propone di indagare la dimensione del «passaggio». Il «passo» quale unità di movimento si articola infatti in schemi mentali e, più estesamente, in rappresentazioni culturali. Nota anche come «poésie viatique» («viatic poetry»), la poesia odeporica implica anzitutto l’esperienza dello spazio, sia essa diretta (attraverso il viaggio a piedi) o mediata dall’utilizzo di mezzi di trasporto. Nostro intento è principalmente quello di studiare il passo sia sotto l’aspetto processuale (ritmico-prosodico), sia come tematizzazione del processo medesimo, attraverso le diverse forme e figure che l’esperienza del movimento assume nel testo.
Mentre nella tradizione greco-latina, che ospita un vero e proprio genere letterario di poesia di viaggio, e in quella giudaico-cristiana ricorrono metafore riconducibili al ‘trasporto’ del senso e nel medioevo nasce il concetto del viaggio come correlativo di un’esperienza interiore e religiosa, l’espansione intellettuale che si lega alla diffusione del tema odeporico tra gli umanisti sembra cedere il posto ad una società ‘classica’ che associa alla stabilità delle forme il valore della stanzialità. Laddove il “laico” Settecento torna a valorizzare, anche a mezzo della prosa, il viaggio come ‘avanzamento’ e ‘progresso’, ovvero come formazione del soggetto, il romanticismo recupera, con la figura del Wanderer, un certo misticismo viatico associandolo alla forma poematica aperta. Esso precorre l’avvento della corrente versoliberista, la quale si proporrà di affrancare la poesia dalla metrica normativa per recuperare quella componente ritmico-pneumatica inscritta nel movimento naturale della lingua. Altri autori a vocazione formalista ravviseranno invece nella forma chiusa la necessaria esperienza del limite, il quale solo sembra poter portare a coscienza il movimento del corpo e del pensiero. Cadute, inciampi, si faranno allora espressione di una poetica disfunzionale e critica al contempo.
In un’epoca che valorizza il mezzo, lo spostamento a piedi viene ad assumere una inedita pregnanza. Mentre il fisiologo Balzac rivendicava, con la sua teoria del passo (Théorie de la démarche, 1833) la paternità di una scienza ‘urbana’, la pratica della flânerie che si andava diffondendo in concomitanza con lo sviluppo industriale rispondeva alla polemica sottrazione del tempo soggettivo alla legge omoritmica (Barthes) della produzione. È all’inizio del Novecento – nel momento in cui si esalta la velocità dell’automobile – che si sviluppa, sulla scorta della lezione whitmaniana, una variante di poesia odeporica nota come «poesia deambulatoria» («pedestrian poetry»; «poésie déambulatoire», secondo la definizione di S. Bernard) la quale, pur non escludendo altre modalità di spostamento, valorizza l’attività pedestre associandola al verso libero, volentieri privo di punteggiatura. Della necessità di un’interazione armonica tra soggetto e ambiente attestano, in tempi più recenti, le diffuse pratiche di lettura performativa del testo, per lo più tributarie del teatro ‘pulsionale’ di Artaud. Uno fra tutti, Charles Olson rilancia, negli anni Cinquanta del Novecento, una concezione energetica della poesia, in cui respiro e passo coreutico accompagnano la recitazione del testo. I «pensieri viandanti» di Italo Testa ripropongono oggi una «poetica del camminare» attraverso occasioni performative quali il Festival «PassoParola».
Si propongono qui sotto alcuni spunti di indagine:
1) Poesia odeporica: dalla classicità alla poesia deambulatoria
2) Simmetrie e acronie: passo e metro nella poesia viatica
3) Epifanie del caso nella flânerie poetica urbana
Gli abstract dei contributi, scritti in inglese, italiano, spagnolo, francese o tedesco, devono essere inviati a semicerchiorpc@libero.it entro il 30 giugno 2020. La selezione sarà comunicata entro il 15 luglio e i contributi, di lunghezza limitata a 30000 caratteri, dovranno essere consegnati in formato word entro il 30 settembre.
Bibliografia essenziale:
Giampaolo Nuvolati, L’interpretazione dei luoghi. Flânerie come esperienza di vita, Firenze, FUP, 2013.
André Spire, Plaisir poétique et plaisir musculaire. Essai sur l’évolution des techniques poétiques, Paris, Corti,1949.
Niccolò Scaffai, Letteratura e ecologia. Forme e temi di una relazione narrativa, Roma, Carocci, 2017.
Benesch-F. Specq, Walking and the Aestetics of Modernity: Pedestrian Mobility in Literature and the Arts, London, Palgrave Macmillan, 2016.
Michel Baglin, Poésie et pesanteur, Villelongue d’Aude, Atelier du Gué, 1984; ried. 1992.
Kirk Freudenburg, The Walking Muse: Horace on the Theory of Satire, Princeton Legacy Library, 1992.
Pensieri viandanti I: Antropologia ed estetica del camminare, a cura di Italo Testa, Parma, Diabasis, 2008.
Pensieri viandanti III. Poetiche del camminare, a cura di Italo Testa, Parma, Diabasis, 2010.
Kate North, Charles Olson’s, Projective verse: The Breath and the Line, in Portable Poetry Workshop, edited by Nigel Mc Loughlin, London, Palgrave-Macmillan Publishers, 2017, pp. 201-207.